Altra partita della vita, per lei: dopo il rilancio (riuscito) di Maserati, quello dell?Alfa.
«Io sono uno dei tanti: in questo mestiere non bisogna mai darsi troppa importanza. E non c?è nessuna partita della vita: c?è un progetto da affrontare come si fa con tutti i progetti, componendo un mosaico di attività quotidiane, una sequenza definita di obiettivi».
Hanno qualcosa in comune Alfa Romeo e Maserati?
«Non sono soltanto aziende. Sono costruzioni ultracentenarie, parti preziose del patrimonio nazionale, pilastri della storia automobilistica. La differenza è che l?Alfa si posiziona in un ambito più competitivo, con ordini di grandezza superiori nei volumi. Ma ci sono tutti i requisiti per farcela. C?è il prestigio del marchio: l?Alfa è stata al top per decenni. C?è il supporto di tutto il gruppo Fca, che ha messo risorse e soldi».
Cinque miliardi di euro.
«Oltre cinque miliardi. C?è la nostra capacità di esecuzione, cioè: l?eccellenza dei nostri impianti. Ci sarà la forza della rete, perché non basta fare belle auto, bisogna anche sapere venderle. Ognuno deve fare la sua parte, ma siamo condannati ad avere successo».
La rete Alfa Romeo dovrà affrontare un processo di ristrutturazione.
«Assolutamente sì».
Concessionarie esclusive?
«In Europa, dato il profilo elevato dei prodotti e dei servizi, la rete sarà Jeep e Alfa, anche se separate e con ingressi distinti. Negli Usa e in Canada, dove abbiamo già una novantina di concessionari molto performanti, Fiat-Maserati-Alfa».
Con le 4C avete fatto il «tutto esaurito»: nel 2015 ne produrrete 3.500, tra Coupé e Spider. Un successone.
«La Spider andrà meglio della Coupé. Sono entrambi prodotti ad alta emozionalità, ma io stesso sceglierei la variante aperta perché è un?esperienza più fisica: sono più vicino al rumore, sento l?odore della natura. Un piacere più intenso».
L?Alfa che presenterete il 24 giugno - e costruirete a Cassino - si chiamerà Giulia ?
«Non è ancora deciso».
Mi spiega perché ci possono essere dei dubbi su Giulia?
«Per varie ragioni. Immagini di divorziare e di ritrovare in seguito un?altra compagna: le piacerebbe che avesse lo stesso nome della prima moglie?».
Forse non sarebbe così importante.
«Importante magari sì, cruciale no. A funzionare dev?essere il prodotto. E poi potremmo uscire dalla visione nazionale: gli americani non hanno mai sentito parlare della Giulia, pensano a una bella ragazza italiana. Ai cinesi Giulia non dice niente. Insomma: è ancora un?opzione e ne stiamo discutendo, ma ciò non significa che sia un punto fondamentale».
Capito. Ma siete voi a ripetere che volete riappropriarvi dell?identità di marca: il nome Giulia è uno dei più identitari dell?Alfa Romeo.
«Vero, su questo non ci sono dubbi. Ma in passato abbiamo fatto degli errori con l?assegnazione di nomi ripescati dal passato. Sarebbe stato meglio inventarsi qualcosa di nuovo. Bisogna stare attenti. Quelle esperienze ci hanno insegnato che vanno recuperati soltanto i nomi di successo - e Giulia lo sarebbe - e che ci deve essere una fortissima coerenza di prodotto tra le vetture».
I motori della «Giulia», o come la chiamerete. A suo tempo ha annunciato unità a iniezione diretta di benzina 4 cilindri, con potenze fra 180 e 300 cavalli, più un V6 da 400 a oltre 500 cavalli. Mentre i Diesel saranno 4 cilindri, compresi fra 120 e 210 cavalli, più un V6 da 250 a 330 cavalli.
«Abbiamo dato solo i range delle potenze e le tipologie, sulle cilindrate non abbiamo ancora detto niente. Ma saranno tutti motori di proprietà».
La trazione della «Giulia»?
«Posteriore, con la variante integrale, indispensabile per spremere tutto il potenziale di vendita. In molte zone della costa Est degli Usa, senza 4x4 non si va da nessuna parte. Hanno degli inverni pesanti».
Che cosa vedremo il 24 giugno? L?esemplare più potente della gamma, la superprestazionale Quadrifoglio Verde, o qualcosa di meno spinto?
«Ci sono pro e contro per entrambe le opzioni. Partendo con la versione al top si rischia la delusione in seguito. Mentre partendo con... la variante flotte si rischia di non impressionare quanto vogliamo da subito. La cosa migliore sarebbe presentare tutto a giugno, ma è difficile. Stiamo discutendo».
Dopo la «Giulia», sono in calendario l?erede della Giulietta e la sua variante sportwagon, una coupé media, un suv medio e uno grande, l?ammiraglia e una roadster. Conferma?
«Abbiamo annunciato otto modelli entro il 2018, dalle compatte alle speciali».
Rimane vuota la casella della Mito: addio «piccole»?
«Vedremo. Ma è un problema relativo perché verrebbe venduta soltanto in Europa».
Che cosa sono i laboratori «Skunk Works» vicino a Modena? Avete parlato di 200 ingegneri: per fare che cosa?
«È il nostro core team : uno spazio dedicato alla progettazione delle nuove Alfa. E gli ingegneri sono già ben oltre 200: è un sistema in forte crescita».